Intervista alla Dottoressa Stefanelli sulla globalizzazione

1) Come si è sviluppata nel tempo la globalizzazione?
Non è che le relazioni siano mancate tra Stati, tra popoli, ci sono sempre state però in modo limitato. Già i Romani con il loro impero lo facevano soprattutto via mare. Poi, con la Rivoluzione industriale, si è iniziato a farlo tramite le ferrovie. Poi, con le nuove scoperte, dopo la Seconda Guerra Mondiale in particolare, tramite le autostrade e gli aerei. La globalizzazione ci dà la possibilità di scegliere tra comprare italiano e comprare, ad esempio, cinese. Questo, chiaramente, ha dei vantaggi e degli svantaggi: i vantaggi sono che comprando cinese posso risparmiare, però probabilmente perdiamo un po’ di qualità e va detto che l’economia italiana ne risente, a beneficio di quelle straniere.

2) Come viene regolato il processo della globalizzazione? In che modo intervengono Stati e borsa?
Questa è una domanda troppo particolare, alla quale non saprei rispondere. Gli Stati hanno dei rapporti internazionali ma non sempre sono disposti ad accettare certe condizioni, vedi la Cina e la Corea. Non sempre ci sono state disponibili a scendere a patti con gli altri.

3) L’economia mondiale è stata una conseguenza dell’immigrazione?
Sicuramente l’immigrazione ha contribuito tantissimo. Negli anni cinquanta e sessanta c’è stata una massiccia emigrazione dal meridione, soprattutto dalla provincia di Lecce. Quel denaro dall’estero è arrivato in Italia, perché chi lavorava fuori voleva impiegarlo per vari obiettivi, come costruire case o aprire un negozio, quindi diciamo che l’Italia si è arricchita con le rimesse degli emigranti, ma gli emigranti si sono arricchiti sul piano culturale, perché la globalizzazione non riguarda solo il piano politico, riguarda anche l’aspetto culturale. I nostri emigranti, quando sono tornati e hanno costruito le case qui, non hanno utilizzato le nostre tecniche, ma le costruivano ad esempio con i tetti tipici della Svizzera, con i tetti spioventi per la neve. Attenzione anche all’avvento di Internet e dell’inglese, fondamentali per lo sviluppo della globalizzazione, con l’inglese che anche tramite le canzoni, va però a detrimento della nostra lingua.

4) Perché il processo di globalizzazione ha fatto proliferare tantissimi ristoranti a discapito di quelli degli altri Stati come la Russia?
Perché la politica russa non è una politica molto aperta e quindi c’è un controllo maggiore sul far lavorare i propri abitanti fuori dalla Russia. Direi dunque che è un fatto politico.
5) La globalizzazione ha creato concorrenza all’economia italiana?
Certo. Come detto prima, ha influito.

6) La globalizzazione ha penalizzato l’economia locale. Come possiamo dare risalto a questa? Come si può tutelarla?
Molti paesi, ad esempio gli ex-coloniali, si ribellano perché vogliono riprendere le loro tradizioni, le loro produzioni locali. Noi in Italia forse siamo troppo aperti e accettiamo molto volentieri quello che viene dall’estero, mentre dovremmo imparare a valorizzare i prodotti locali, le tradizioni locali. Prima parlavo di dialetto non a caso, perché nel dialetto sono racchiuse tante cose proprie e quando noi ci priviamo dell’originalità di certe espressioni, abbiamo tolto qualcosa che ci appartiene. Quindi già ricominciare dal recupero della lingua, se non è il dialetto, l’italiano. E poi con il recupero dei nostri prodotti: non a caso, l’Italia nel mondo è conosciuta per i suoi prodotti di alta qualità. E ad esportarli non sono i governi, ma le persone che emigrano. Pensate alla ristorazione italiana all’estero, quanto ha fatto conoscere i prodotti e li fa vendere non solo nella ristorazione, ma anche nei supermercati. Pensiamo alla moda italiana, conosciuta all’estero perché ci sono state delle persone che hanno contribuito alla valorizzazione del prodotto italiano.

7) Quando diciamo “il pianeta è malato”, questo dipende dal processo di globalizzazione?
Il 28 aprile del 1986 l’incidente di Chernobyl mise in pericolo tutto il mondo. Ancora adesso in Bielorussia e in Ucraina pagano le conseguenze di quell’incidente, molti tumori in Italia probabilmente sono frutto anche di quella tragedia. Un altro esempio può essere il punteruolo rosso, un parassita proveniente da piante importate dall’estero, che ha distrutto le nostre palme. Pensiamo al fenomeno della xylella: proveniente probabilmente dall’oleandro, albero della famiglia dell’ulivo, che ha infettato i nostri ulivi. O, notizia recentissima, la zanzara coreana che resiste al freddo e porta conseguenze nocive molto gravi. Dunque guardate quanto i nostri comportamenti possono influire su queste cose: pensiamo allo scioglimento dei ghiacciai, che causano l’innalzamento del livello del mare ed isole come le maldive potrebbero sparire. Dobbiamo sentirci tutti responsabili del posto in cui abitiamo, ognuno nel suo piccolo deve evitare comportamenti sbagliati che possono danneggiare l’intero pianeta. Anche riguardo l’acqua dobbiamo imparare a non sprecarla: non farla scorrere, ad esempio, quando ci laviamo i denti e mettiamo il dentifricio sullo spazzolino o quando ci laviamo le mani. Dovremmo cercare di farne scorrere di meno, perché con l’effetto serra si potrebbe avere tanto bisogno d’acqua. In alcuni paesi dell’Africa c’è già questo problema. Stesso discorso con il consumo della luce quando non serve più in una stanza, bisogna spegnerla, perché si arriverà a non avere più energia, a non avere più gas. Le multinazionali si stanno dando da fare per trovare fonti di energia alternativa, ma potrebbe anche arrivare un momento in cui non avremo più energia. Ognuno deve fare il suo, perché su questa barca che è il mondo ci siamo tutti e non possiamo dire “Non mi interessa!”.

8) Perché l’Occidente è considerato un problema dalle popolazioni latino-americane e dai giapponesi?
Il grande problema che riguarda l’Occidente è che le popolazione dell’America latina vivono il dramma della deforestazione dell’Amazzonia e il fatto che le multinazionali che sfruttano le loro risorse li vogliono impoverire.

9) La cultura può essere uno strumento per la pace mondiale e come si potrebbe realizzare?
Dipende da quello che intendiamo per cultura. La conoscenza e il rispetto verso gli altri popoli può migliorare i rapporti. Se invece per cultura intendiamo quello che è successo con le colonizzazioni, cioè esportare il nostro modo di essere e imporlo agli altri popoli, quella non è cultura, è imporre la propria cultura ed è il motivo per cui molte nazioni colonizzate si stanno ribellando. L’inglese come lingua parlata in tutto il mondo è un esempio di tutto ciò, cioè la predominanza di una cultura sulle altre, e bisogna fare attenzione. Bisogna avere la capacità di fare delle scelte e di capire se una cultura vada accettata e condivisa, perché giusta, o se non lo è, perché vuole sottometterci.

10) Esistono industrie in Italia che rispettano l’economia green?
Non sappiamo se le industrie presenti all’estero rispettano le leggi vigenti in Italia. Sulle etichette ci sono scritte cose molto generiche, che non sappiamo se fanno bene al nostro organismo. Stesso discorso per i vestiti che sono fatti da tessuti che non sappiamo se ci possono danneggiare.

11) Le industrie che si impegnano a mantenere un’economia green rispetteranno questo impegno?
Dovrebbero esserci gli organi preposti a controllare, perché il cittadino può fidarsi fino a un certo punto. Le analisi devono farle le autorità preposte.

12) Gli alimenti che importiamo dall’estero, rispettano le caratteristiche di quelli che produciamo in Italia?
Sì, dovrebbero, ma come ho detto prima, non sappiamo fino a che punto. Molte volte si sentono cronache di prodotti sequestrati (soprattutto quelli cinesi) perché non conformi alle leggi italiane.

13) Siamo ancora in tempo a salvare le risorse del pianeta?
Io penso di sì, però dobbiamo darci una mossa. Dobbiamo farlo presto, perché più tempo si aspetta più peggiora la situazione. Per questo prima dicevo che ognuno nel proprio piccolo deve fare la sua parte per salvare il pianeta.

14) Cosa pensa di questo percorso di globalizzazione?
Io penso che il progresso non faccia mai passi indietro. L’importante è non portarlo a causare risultati peggiori, ma la storia non ha mai fatto passi indietro, anche quando sembrava. Se io volessi tornare indietro di venti o trent’anni, non lo posso fare. Però l’avvenire posso modificarlo.

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