Un caffè con… il sindaco di Lecce Paolo Perrone

È difficile governare una città come Lecce? Quali sono le difficoltà che ha incontrato e incontra nel suo mandato?

È abbastanza difficile governare Lecce, perché è una città che ha una dimensione particolare: pur avendo solo 100 mila abitanti, ha infatti i problemi di una grande città, quindi il sindaco deve essere in grado di affrontare grandi problemi e, nello stesso tempo, avere un rapporto diretto con il singolo cittadino, che questo rapporto lo pretende.

Quanto ha influito la sua famiglia sulla scelta di fare vita politica? E come riesce a conciliare l’impegno politico con quello familiare?

Molto. Mio padre faceva politica, quindi io ho iniziato a respirarla politica fin da quando ero ragazzo; però lui ad un certo punto se ne allontanò un po’ deluso, per cui quando io decisi di fare politica lui non era molto d’accordo. Per quanto riguarda invece la mia famiglia attuale, e mi riferisco a mia figlia e alla mia compagna, mi rendo conto che chiedo loro molti sacrifici per i miei impegni di natura amministrativa. Infatti ho iniziato a trent’anni, e oggi che ne ho quaranta conduco una vita da sessantenne.

Abbiamo letto sui giornali di un progetto “Giardini di Lecce”. Che cosa è?

Un progetto per cui stiamo utilizzando i fondi CIPE per intervenire su quei quartieri dove ancora non ci sono aree di verde pubblico, in modo che possano essere vissute dai nostri concittadini più giovani. Perché noi siamo cresciuti a Lecce disponendo di aree verdi scarse e non agibili, e allora ci piace l’idea di ribaltare questa situazione, offrendo ai bambini leccesi la possibilità di entrare in contatto con zone di verde pubblico più fruibile.

Nei mesi scorsi è stata inaugurata la statua donata alla città di Lecce da Ercole Pignatelli. Potrebbe spiegare il suo significato?

Il significato è innanzitutto quello della bellezza di questa terra. Si è cercato di riprodurre l’essenza della natura di questo territorio proponendo un’immagine che richiami il barocco con i virtuosismi della pietra leccese. E’ un’opera di un artista riconosciuto a livello internazionale, salentino sebbene si sia formato fuori, e infatti Pignatelli con Lecce continua ad avere un rapporto molto stretto, tanto che ha donato alla città quest’opera.

E’ vero che c’è la proposta di nominare Lecce tra le più belle città d’Europa?

Non esiste una proposta, sono i turisti che dicono questo: la guida americana “Lonely Planet” ci ha attribuito l’anno scorso questo grande riconoscimento inserendo Lecce tra le dieci mete più affascinanti del mondo, unica in Italia.

Il rinvenimento dei parchi archeologici e la ristrutturazione dei monumenti ha inciso sullo sviluppo economico della città? E come?

Ha inciso molto, perché il centro storico, quando io ero ragazzo, era alquanto degradato e quindi non valorizzato. Sia le pubbliche amministrazioni che i privati cittadini, in seguito, hanno contribuito a valorizzato questo patrimonio che è diventato una grande attrazione turistica.

I tagli del governo in tempi di crisi toccano soprattutto gli enti locali. Come pensa di gestire le risorse disponibili?

Stiamo cercando di tagliare gli sprechi, di limitare il superfluo, come avviene in ogni famiglia quando la situazione si fa difficile. Abbiamo iniziato un’attività di controllo su tutti i contratti per capire ciò che si può eliminare.

Come vengono accolti i turisti?

I turisti sono accolti bene perché abbiamo operatori molto qualificati. Altrettanto possiamo dire della nostra gente, che è accogliente e aperta.

La raccolta differenziata dei rifiuti funziona?

No, per niente. Come tutte le grandi città siamo molto in ritardo. Abbiamo da poco ricevuto un finanziamento che ci permetterà di farla partire nei prossimi mesi.

A proposito della festa patronale, cosa prova quando dà la chiave al Santo?

Una grande emozione, perché questo rito da una parte è legato alle nostre tradizioni, dall’altra, per me che sono un credente, è un richiamo al rapporto che questa città ha con la fede e con la Chiesa.

Filobus: che si fa? Parte o si elimina?

Purtroppo non si può togliere perché è stato finanziato dal ministero, e smantellarlo significherebbe restituire soldi che non abbiamo. Quindi il filobus partirà e speriamo che funzioni.

Signor sindaco, perché Lecce è chiamata la Città del Barocco?

E’ chiamata così perché è la città dove il barocco ha avuto una delle massime manifestazioni. Santa Croce, ad esempio, non ha eguali nel mondo.

Il museo dove si trova?

Quello che apriremo è nell’ex Convento delle Clarisse. E’ un palazzo che abbiamo ristrutturato e sarà il museo storico della città dove le persone potranno vedere reperti e ricostruire la storia di Lecce.

Da quanto fa il sindaco? E’ una carica che le piace?

Sono sindaco da maggio 2007, e da allora ci sono stati momenti belli, come questo, e momenti brutti.

Le piace vivere a Lecce?

Molto.

Secondo lei è più facile vivere a Lecce o in un paesino di provincia?

Ci sono i pro e i contro. Vivere in un paesino offre la possibilità di conoscere tutti ed essere come in una grande famiglia. Questo però accade anche a Lecce. Nonostante sia una città, ci conosciamo quasi tutti.

Cosa pensa del nostro gruppo venuto ad intervistarla? Sono molto contento di questo incontro, spero ce ne siano altri. Purtroppo gli impegni di un sindaco non permettono di avere molto tempo anche per cose belle come questa. Ma spero di rivedervi presto.

Video: