Le quattro porte di Lecce

La redazione "Fiori di carta" ha iniziato il percorso dell'ottavo numero da "Porta Rudiae", così chiamata perché riportava all'omonima e distrutta città di origine messapica. Fu ricostruita nel 1703 da Giuseppe Guido seguendo i canoni tradizionali dell'Arco di Trionfo. Infatti, osservando la porta, si notano le quattro colonne, due per lato che sorreggono il cornicione. Accanto a queste vi sono figure angeliche che rappresentano l'architettura civile e religiosa di quel tempo. Lo Zimbalo, che progettò il disegno della porta, divise idealmente la facciata in due parti: quella inferiore in cui è rappresentato il mondo dei fondatori civici, invece in quella superiore dei fondatori religiosi. Al centro sotto la statua del protettore, si legge l'epigrafe della vicenda che descrive la ricostruzione con il sindaco Cesare Belli per volere di Prospero Lubelli. Quindi la facciata di Porta Rudiae rappresenta le origini pagane della città di Lecce e come furono riscattate dall'avvento del fondatore della religione cristiana, eletto vero e unico Patronus di Lecce: Sant'Oronzo. Da qui la redazione si è spostata alla chiesa di San Giovanni Battista. Dapprima il progetto della ricostruzione fu affidato a Salvatore Miccoli ma di fatto fu richiesto a Giuseppe Zimbalo, il quale morì nel 1710 e la ricostruzione fu terminata da altri artisti nel 1728. Il prospetto della Basilica del Rosario è diviso in due ordini: quello inferiore richiama il simbolo dei Domenicani, il secondo rappresenta la statua della Vergine. L'interno della chiesa è a croce greca ed è l'unica Basilica in cui oltre all'altare maggiore sono presenti altri dodici altari tutti decorati da capitelli barocchi, statue e pregevoli tele. Attaccato alla chiesa c'è il Convento dei Domenicani e all'interno c'è un grande chiostro che attualmente ospita l'Accademia delle Belle Arti. La nostra guida, la dott.ssa Alice Bòttega ci ha accompagnato a visitare la chiesa di Sant'Anna, soffermandoci ad osservare il ficus secolare che si trova nel giardino posteriore. Questa chiesa, eretta nel 1530, è attigua all'antico Palazzo Verardi che poi divenne Conservatorio per le nobili donne della città. L'edificio, nel tempo, ha avuto diversi lavori di ampliamento per poi arrivare al prospetto definitivo che oggi possiamo osservare. Da qui la redazione si è spostata in piazza Duomo e lungo l'itinerario ci siamo soffermati a guardare dall'esterno la chiesa di Santa Elisabetta, la chiesa di Santa Teresa e la chiesa di Sant'Irene. La mia attenzione si è soffermata sulla raffigurazione di figure di santi come la Pietà di Sant'Antonio di Padova, San Gerardo Mayella e la statua di cartapesta di Sant'Elisabetta d'Ungheria. La chiesa di Santa Teresa e l'annesso convento fu fondata dai Padri Carmelitani Scalzi. La chiesa fu completata nel 1630 e fu dedicata a Santa Teresa d'Avila: qui si possono ammirare vari dipinti realizzati in diversi secoli, l'altare maggiore, che fu realizzato nell'Ottocento in marmo, e la più grande statua di Sant'Oronzo. Dopo la soppressione degli ordini religiosi, il convento fu adibito prima a caserma e poi a scuola. Chiacchierando animatamente tra di noi, siamo giunti in piazza Duomo, che è identificata come il centro della comunità, probabilmente già dall'Età Normanna ed era utilizzata sia per le funzioni civili che per quelle religiose. La sua forma creata dagli edifici sei-settecenteschi e da un campanile che fungeva da torre di vedetta assolveva al ruolo di cittadella fortificata, accogliendo la popolazione in caso di pericolo. La piazza, nel corso del tempo, pur mantenendo la sua forma originaria, ha subìto varie modifiche. Oggi la piazza conserva la sua struttura, infatti abbiamo visitato la chiesa dell'Assunta o Duomo, l'Episcopio, l'ex Seminario che è divenuto il contenitore della pinacoteca diocesana, del museo diocesano e della biblioteca diocesana. La statua di Sant'Irene ha preceduto quella di Sant'Oronzo realizzata dallo scultore leccese Mauro Manieri, è collocata nell'arcata tra le colonne del portale. Nella costruzione della chiesa dei Teatini di Sant'Irene si è individuato l'"Umbilicus Urbis" ossia il centro fisico della città equidistante dalle quattro porte proprio come nella città romana e nell'"Onfalos" delle città greche. La chiesa fu edificata a partire dal 1591 su progetto dal Teatino Francesco Grimaldi e fu ultimata nel 1639, anno della consacrazione ad opera del vescovo di Brindisi. La festa di Sant'Irene ricorre il 5 maggio. La guida ci ha poi condotto verso "Porta San Martino", ma in realtà essa è l'unica porta che è stata demolita, era ubicata all'imbocco di via Matteotti e collegava Lecce alla marina di San Cataldo. Continuando il percorso, siamo giunti alla Basilica di Santa Croce, la quale viene riconosciuta per mezzo del rosone centrale con ai lati due leoni che reggono un cartiglio recante la data del 1646, e all'ex Convento dei Padri Celestini. Accanto al rosone in due nicchie sono allocate le statue di San Benedetto e di San Celestino V. I lavori furono eseguiti da Francesco Antonio Zimbalo, Cesare Penna e Giuseppe Zimbalo, che erano i migliori architetti di Lecce. A partire dal 1606, sotto la direzione di Francesco Antonio Zimbalo, si aggiunsero alla facciata tardo cinquecentesca i portali recanti le armi dei Brienne, dei d'Enghien e di Filippo III di Spagna. Di questi anni è importante il cartiglio che indica la dedicazione della chiesa "a Dio e al vessillo della Croce". E' importante ricordare che i signori della contea di Lecce Brienne e d'Enghien precedentemente abbiano eretto la prima chiesa di Santa Croce fuori dalle mura urbiche per custodire le reliquie della vera Croce. Questa fu demolita da Carlo V d'Asburgo per permettere l'ampliamento del castello e potenziare così la difesa della città di Lecce sul versante prospiciente il mare. La ripartizione con il secondo ordine è delimitata da una straordinaria balaustra sorretta da tredici telamoni raffiguranti le diverse culture dei popoli e la cattolicità universale della Chiesa. La Basilica con l'annesso convento è stato amministrato dall'ordine dei Celestini sino a quando Giuseppe Bonaparte soppresse nel Regno di Napoli gli ordini monastici. Oggi l'ex Convento ospita la sede del governo della Provincia e della Prefettura. Essendo nelle vicinanze di "Porta San Biagio", l'abbiamo raggiunta percorrendo le stradine interne del centro storico. Essa prese il nome dal titolo di un'antichissima cappella forse medievale che crollò nel 1780 e ai tempi dell'Infantino (1634) attirava la devozione dei leccesi soprattutto il 3 febbraio essendo la festa di San Biagio. Con Giovannantonio Orsini Del Balzo nel Quattrocento Porta San Biagio fu collegata al complesso di Torre del Parco diventando così nel 1582 una vera e propria passeggiata extra murale che il presidente della Provincia Ferrante Caracciolo allargò e adornò con alberi. Poi siamo giunti alla chiesa di San Matteo, la quale fu costruita tra il 1667 e il 1700 e nacque in sostituzione dell'antica cappella costruita per conto delle Terziarie Francescane. La chiesa apparteneva all'ordine delle terziarie francescane e fu voluta dal vescovo Luigi Pappacoda e disegnata da Giovanni Andrea Larducci. Nel 1810, con decreto reale, la chiesa di San Matteo divenne sede della parrocchia di Santa Maria della Luce. Diversi autori hanno evidenziato che la facciata della chiesa di San Matteo è simile a quello della chiesa romana di San Carlo alle quattro fontane. Il prospetto è composto da due ordini distinti. Ciascun ordine è a sua volta scandito verticalmente in tre sezioni: quella inferiore mediante due colonne al centro due paraste lisce ai lati: quella superiore durante due paraste spalancate al centro due paraste decorate ai lati, tutte poggiate su alti zoccoli e coronati da capitelli. Questo particolare ha fatto nascere la leggenda secondo cui il diavolo invidioso avesse fatto morire lo scalpellino che la intagliava. Sulla parte del retro della chiesa si vede un campanile a vela che è stato realizzato in seguito al rifacimento del soffitto che regge due campane: la più grande, che risale al 1696,  è un'opera di Gricelli di Lecce; la piccola è stata realizzata nel 1946 alla fonderia di Trani da Gustozzi Nicola e figlio. All'interno oltre ai numerosi altari nel tipico stile barocco salentino ci sono anche le dodici statue degli apostoli, un lavoro di Placido Buffelli. L'altare dedicato a San Matteo viene caratterizzato ancora oggi per la sua ricchezza decorativa. Tra le colonne tortili si inseriscono su ricchi piedistalli le statue di San Luca, Santa Caterina di Alessandria San Marco e Santa Elisabetta di Ungheria. Il dipinto centrale rappresenta l'Angelo che trasporta una torcia in ricordo del prodigio della scampata peste che dette origine nel Quattrocento alla chiesa della Madonna della luce. Dopo che l'edificio venne distrutto il titolo parrocchiale passò alla chiesa di san Matteo. Ci siamo poi spostati verso la chiesa di Santa Chiara, che è una delle più famose chiese di Lecce e si trova nel centro storico della città, alle spalle di piazza Sant'Oronzo. La realizzazione della chiesa di Santa Chiara fu attribuita al Larducci e a Giuseppe Cino, e non fu mai portata a termine nonostante tutto e meritevole per la sua grandezza. Nell'Ottocento viene realizzato il controsoffitto in cartapesta da Mauro Manieri, il quale imitava gli esemplari contemporanei. Sul lato sinistro della chiesa è conservata una statua in cartapesta, opera di Giuseppe Manzo e rappresenta San Biagio. Il convento attiguo, ex convento delle Clarisse, è oggi un museo, il "Must", un contenitore culturale.L'ultima tappa del nosro percorso è stata Porta Napoli, chiamata anche "Porta San Giusto", per essere stato giustiziato dai romani, perchè nei pressi il Santo predicava per evangelizzare i leccesi. Costruita nel Quattrocento, è importante per la sua collocazione, in quanto punto d'intersezione della via Appia Traiana ed era l'apparato difensivo di Lecce, anche se la sua realizzazione fu dedicata alla magnificenza dell'Imperatore Carlo V. In effetti, l'arco trionfale rappresenta il triplice trionfo dell'Imperatore nei tre continenti (India, Gallia, Africa). Accanto e fuori le mura troviamo una cappella dedicata a San Giusto, che fu allargata e ricostruita, la Chiesa di Santa Maria della Porta, conosciuta anche come di San Luigi. Addentrandoci nei vicoli del centro storico, il gruppo si è fermato a visitare la Chiesa del Carmine, costruita dall'architetto Cino. Di questa chiesa mi ha colpito molto la struttura, in particolare gli altari con le sue tele, raffiguranti diversi Santi. Ma di particolare interesse è la cupola, tutta rivestita in maioliche bianche e verdi. Adiacente alla chiesa c'è il bellissimo convento dei Carmelitani Scalzi, con un caratteristico chiostro quadrangolare racchiuso da coppie di imponenti colonne, che oggi ospita il Rettorato dell'Univeristà del Salento.