Patù e Giuliano di Lecce

Il 6 novembre 2015 ci siamo recati a Patù, borgo che si affaccia sul mare ionico per circa tre chilometri con le località felloniche e le torri di S.Gregorio. L’intero territorio comunale è sottoposto a vincolo paesaggistico per la macchia mediterranea, e per la presenza di antichi monumenti, dall’inestimabile valore estetico e tradizionale, come le "Pajare". La visita culturale è stata finalizzata a conoscere le antiche civiltà insediatesi nel sud salento. Il territorio di Patù ha ospitato l’importante città messapica di Vereto distrutta dai Saraceni nel IX° sec. d.c. con lo scopo di ottenere un punto di riferimento nel capo di Leuca per poter invadere così l’intera penisola salentina. L’invasione saracena venne tuttavia sventata dall’impotente esercito mandato dal re di Francia Carlo il Calvo, durante la battaglia del 24 giugno 877. Dalle rovine del centro messapico ebbe origine l’agglomerato urbano di Patù fondato, secondo la tradizione, nel 924 da alcuni superstiti veretini che si spostarono più a valle. A ricordo della vittoria sui Saraceni venne edificata la chiesa di San Giovanni Battista, la cui memoria liturgica ricorre proprio il 24 giugno. Durante il periodo feudale si avvicendarono varie famiglie: nel 1318 erano feudatari i Sambiasi; ad essi succedettero i Capace De Electis. Contemporaneamente appartenne alla curia vescovile e al principe di Aragona di Alessano, al principe di Aragona di Cassano, e, passò poi ai Guarino ed infine ai Granafei. Qui abbiamo visitato la chiesa di San Michele Arcangelo eretta nel 1964. Il prospetto tardo-rinascimentale inquadrato da due robuste paraste, è costituito da un rosone posto in asse con il portale d’ingresso. L'interno ha una navata con altare maggiore e quattro altari laterali. Alla destra dell’altare maggiore è posta una statua lignea di San Michele. Vi è, inoltre, la Chiesa di San Giovanni Battista che rispecchia lo stile romanico-bizantino con l’interno che è a tre navate divise da pilastri, con il tetto spiovente. Sul frontone troneggia una bifora, mentre sull’abside vi è un rosone. Questo monumento, edificato fra il X° e l’XI° secolo con lastroni provenienti da edifici dell’antica città di Vereto, custodisce nel suo interno alcune testimonianze calcaree e monumentali di questa città. L’edificio è stato più volte restaurato. Degli antichi affreschi ne rimane uno di San Giovanni Battista che ha svolto anche la funzione di cimitero comunale. Vi sono inoltre la chiesa della Madonna di Vereto  e la cripta di sant’Elia. Centopietre è un antico monumento funerario. E’ situato in mezzo al verde, ha una struttura rettangolare, è costruito con cento blocchi di pietra calcarea provenienti dalla città messapica di Vereto. Databile al IX° secolo come mausoleo del cavaliere Geminiano proveniente come messaggero di pace e trucidato dai Saraceni prima della battaglia del 877. All’interno presenta diversi strati sovrapposti di affreschi a soggetto sacro risalenti al  XIV° secolo.

Giuliano di lecce

In questo paesino si trova un "Menhir Mensi" situato nel centro storico del borgo. Vi sono varie architetture religiose come la Chiesa di San Giovanni Crisostomo, edificata su una costruzione preesistente. L’interno, a tre navate, è ricco di numerose opere artistiche realizzate in varie epoche. Tra queste opere notevole è un bassorilievo raffigurante la Pietà. La cripta del Cristo Pantocratore prende il nome da un unico affresco superstite raffigurante lo stesso. Risalente al nono secolo, essa è a tre navate e nell’abside è ancora conservato l’altare originario. La Chiesa di San Pietro Apostolo è collegata al pellegrinaggio di San Pietro verso Roma. Vi è, infine un Castello feudale che però è abitato e, quindi, non visitabile. Un ampio ponte ad archi che supera il fossato, permette l’accesso all’interno del Castello. Il piano terra destinato alle attività produttive ospita le scuderie, le stalle, i depositi ed i locali per la servitù, mentre al piano superiore alloggiano i feudatari.

Leuca piccola

Il Santuario di Santa Maria di Leuca del Belvedere fu costruito tra il 1685 ed il 1709 dal Barone Annibale Francesco Capace. Il complesso architettonico è situato lungo il tragitto che i pellegrini percorrevano per raggiungere il Santuario De Finibus Terrae di Santa Maria di Leuca. Conosciuto anche con il nome di Leuca piccola, venne concepito come luogo di preghiera e culto oltre che di ristoro in quanto era dotato non solo di ambienti religiosi, ma anche di locali destinati al riposo dei pellegrini e degli animali. I pellegrini che vi giungevano riposavano durante la notte nelle nicchie appositamente scavate, per poi ripartire, alle prime luci dell’alba, alla volta di Leuca.
La Chiesa  è un importante esempio di architettura rinascimentale. L’interno è arricchito da affreschi sei-settecenteschi raffiguranti San Lazzaro, santa Lucia, Sant’Oronzo e tanti altri ancora. Pregevole è la volta affrescata con le figure dei quattro Evangelisti uniti dalla sigla JHS scolpita sulla chiave di volta. Attorno all’edificio sacro sono disposte le mangiatoie, i resti del frantoio del vino, il grande arco, che introduceva nel campo, dove si teneva la fiera, le rimesse per il ricovero dei cavalli ed i ruderi della locanda sul cui prospetto recava incise LE 10 P con il significato: ”parole poco pensate portano pena perciò prima pensare poi parlare”.