Passeggiando tra le bellezze artistiche di Ceglie e Francavilla Fontana

La città di Ceglie Messapica è situata nella valle dell’Itria che comprende Cisternino Ostuni, Fasano, Carovigno, Villa Castelli e San Michele Salentino: siamo nei paesi del bianco e dell’azzurro, una galassia di centri storici dove tutto è inverosimilmente bianco e  dovunque un sole accecante, una luce senza ombre, senza mezzi toni. La città si raccoglie sulla cima del suo colle laddove sorgeva l’antica città messapica offrendosi al visitatore con una possente scenografia. La possente mole del Castello svetta sulle bianche case del popolo e nel silenzio raccolto delle piazze negli stretti vicoli si diffondono stuzzicanti profumi di una gastronomia dai richiami irresistibili. Nel Museo di Ceglie abbiamo potuto ammirare un calco di un terreno dove sono state rinvenute ossa; sono antichissime e risalgono addirittura al periodo Paleolitico prima ed al Neolitico poi. Gli studiosi hanno analizzato lo sterco e le ossa degli animali e si é dedotto che in quei posti vi erano iene, lupi, cervi, lepri e cavalli selvatici che venivano usati come cibo. Le  impronte fossili rinvenute nell’area di Donna Lucrezia ci indicano come alla fine del Cretaceo superiore (circa 70 milioni di anni fa)  il territorio era compreso nella piattaforma carbonatica appula, una delle isole di un arcipelago con scogliere rudiche (molluschi bivalvi) e bacini poco profondi dove rimasero imprigionati pesci appartenenti alla famiglia dei clupeidi. In questa stessa area, come ci documentano dei manufatti bifacciali e gli strumenti tipici dei cacciatori neandertaliani favorirono lo sviluppo di aree di lavorazione di strumenti litici in un periodo forse già riferibile al Paleolitico medio inferiore. L’insediamenti di Masseria San Pietro rappresenta la maggior testimonianza nel territorio di Ceglie dell’occupazione del territorio medesimo già nell’epoca del Ferro, l’età che corrisponde alla formazione ed alla definizione della civiltà messapica. I corredi funerari oltre alle monete ed ai rinvenimenti epigrafici consentono un inquadramento dall’età arcaica all’età Ellenistica, mancando allo stato attuale delle conoscenze su ogni possibilità di riferimento al periodo successivo. Notevole il monumento funerario a Naiskos  una delle più importanti scoperte nell’ambito della scultura ellenistico tarantina. Un intero settore è dedicato all’impianto difensivo cui avevano dedicato attenzione De Giorgi, Ribezzo e Coco, costituito da una corona di “specchie” inserite in un sistema di difesa complesso, ancor oggi visibile. Specchie e Paretoni (così sono oggi  definite le cinte murarie), erano state da tempo individuate, ma solo oggi sono considerate in reciproca connessione tra loro.

                                 

Visita alla Galleria Artistica ed alla Pinacoteca di Ceglie Messapica

La galleria comprende una serie di quadri futuristi dipinti con colori molto scuri che danno all’ambiente un aspetto cupo. Anche un quadro tutto rosso e giallo sembra voler ricordare l’inferno piuttosto che una festa di colori. Detto questo si tratta comunque di opere di un certo valore artistico. Accanto alla Galleria c’è una pinacoteca per adulti e per ragazzi con annesso uno stanzino che fungeva da stanza da letto.

Il Castello  di Ceglie Messapica

Su uno dei due Colli  sorge il Castello di Ceglie Messapica, ad un’altitudine di poco più di 300 m. sul livello del mare circondato tutt’intorno dai vicoli e dalle bianche, abbaglianti abitazioni del borgo medioevale. La costruzione salda ed imponente si configura esternamente come un agglomerato di torrioni cilindrici; su tutte le parti domina un mastio quadrangolare, alto 34 metri, coronato da un cornicione molto aggettante, munito di merli, barbacani e piombatoi; a ridosso di questo c’è una torre quadrangolare più bassa. Internamente i vari ambienti si articolano intorno ad un cortile centrale nel quale si conserva una bellissima scala  addossata alla muratura che porta al piano superiore. Probabilmente la costruzione della parte più antica del castello risale all’inizio dell’XI secolo, al tempo della baronia di un tal Sirepagano, la cui esistenza è comprovata da un rogito del tempo, riportato nel “Libro Rosso di Ostuni”. Verso la fine del XIII secolo Carlo II d’Angiò diede in dote il feudo di Ceglie Messapica a sua figlia Eleonora che sposò il Barone Filippo de Tuzziaco. Questi in seguito non avendo avuto figli donò il feudo alla Curia Vescovile di Brindisi. Nel 1361, come si apprende da un atto notarile, lo Arcivesco-vo Pino lo vendette a Francesco Sanseverino che fu investito col titolo di Duca, sicchè Ceglie Messapica da Baronia si trasformò in Ducato. Il Duca Sanseverino fece costruire a ridosso della torre dell’XI secolo il mastio altissimo  coronato da merli e munito di piombatoi, la cui costruzione  fu portata a compimento verso la fine del 1400 dal figlio di Francesco, Fabrizio che provvide anche alla sistemazione del cortile interno ed aggiunse altre parti al castello. Egli fece realizzare un passaggio sotterraneo segreto, che attraver-so l’attuale Via Maddalena conduceva alla Piazza Vecchia, la cui uscita porta ancor oggi visibile lo stemma della casa Ducale. Il castello fu allora circondato da bastioni muniti di torri  circolari. A Fabrizio, morto ancor giovane nel 1492 successe suo figlio Giovanni: Questi ampliò notevolmente il castello; infatti come si apprende dall’iscrizione sulla porta d’ingresso della sala del consiglio, nel 1525 venne ultimata l’ala destra del castello che è in realtà la parte principale di tutto il complesso. Così la fortezza venne trasformata completamente in dimora signorile ed in seguito ulteriormente arricchita di particolari nuovi, come si ricava dalle date e dagli stemmi scolpiti nei punti più diversi e persino sull’ingresso dei sotterranei.

Il Castello di Francavilla Fontana

Il Castello Imperiale sorge al centro dell’abitato; ha pianta rettangolare con oggetti agli spigoli in guisa di torrioni angolari. Un coronamento, formato da doppia cornice, archetti ogivali e merlatura, completa superiormente il monumento; un fossato lo circonda tutt’intorno. Sul lato prospiciente il Parco della rimembranza tra i torrioni si apre un loggiato barocco in pietra con quattro preziose arcate incorniciate da sculture e affiancate da quattro semicolonne che sostengono una trabeazione con fregio e cornicione. Lungo gli altri lati del castello si aprono monofore rettangolari dalle incorniciature scolpite.
Un ampio portale settecentesco dà accesso al cortile con un porticato formato da archi ribassati sostenuti da coppie di colonne. Al piano superiore scorre una loggia con le aperture egualmente ad arco ribassato che si appoggiano su pilastri con coppie di para- ste aggettanti. Un magnifico scalone a doppia rampa sale al piano superiore, si trovano grandi tele che riproducono  i ritratti dei principi Imperiali. Nel salone di rappresentanza vi è un caminetto con lo stemma di famiglia. Nel cortile troneggia una fonte battesimale del XIV secolo proveniente dalla chiesa angioina, demolita in seguito al terremoto del 1743. Nei locali adibiti a carcere mandamentale, invece si trova, addossata alla parete, una bella fontana con conchiglia fregiata dallo stemma della famiglia. Il castello in origine consisteva di una grande torre quadrata, circondata da mura e fossato, venne costruito nel 1450 da Giovanni Antonio Orsini del Balzo, Principe di Taranto. Il 20 ottobre 1485 vi dimorò re Ferdinando d’Aragona con le soldatesche dopo la cacciata dei Turchi da Otranto. Notevolmente ristrutturato ed ingrandito verso il 1536 dal Marchese di Oria Bernardino Bonifacio, assunse l’attuale definitivo assetto all’inizio del XVIII secolo ad opera dei Principi Imperiali e precisamente da Michele seniore. Alla fine del 1600 il napoletano Ferdinando Sanfelice, di scuola Vanvitelliana progettò per Marchese lo scalone ed il porticato dell’atrio interno che venne poi realizzato da maestri locali. All’inizio del 1700 il castello era famoso per le opere d’arte contenute e soprattutto per la biblioteca, celebre in tutta Europa, che il cardinale Renato Imperiali ordinò per testamento fosse aperta al pubblico e della quale Monsignor Giusto Fontanini nel 1711 aveva stam-pato il catalogo. Notevoli anche gli affreschi nella chiesetta raffiguranti l’ultima cena che purtroppo sono stati graffiati. Nel Castello, fu costruito da maestranze forestiere nel 1716 un piccolo teatro del quale lo scenario, il palco ed altre finiture vennero realizzati dai maestri locali Giuseppe Mottisi e Pietro Rappadà. Il teatro era ancora in funzione nel 1780 quando si trattenne a Francavilla, ospite del feudatario Michele Imperiali, l’inglese Swinburne durante la sua visita nel regno delle due Sicilie. Dal 1711 al 1731 nel castello di Francavilla si depositava il sale ricavato dalle saline di proprietà della famiglia Imperia- li, ubicate tra torre Columena (Avetrana) e Torre Cesarea (Nardò). Il 7 maggio 1734 furono ospiti del castello il Vicerè di Napoli e quello di Sicilia con il loro seguito. Dal 1822 il castello è sede comunale, dal 1852 al 1932 fu sede anche della Pretura.