Intervista alla Dottoressa Titti De Simone sulla discriminazione

- Per Lei cos’è la discriminazione? Perché si discrimina?
È un tema ancora molto presente nella nostra società, tutti i portatori di una differenza subiscono discriminazioni. Le differenze possono essere di tanti tipi e tutte le persone differenti da una maggioranza che si presume corrispondente a certi canoni rischiano di essere oggetto di discriminazione.
- Come affrontano e combattono la discriminazione le istituzioni? Basta solo un cambio culturale?
In tutte le società esistono le maggioranze e le minoranze. È compito di tutti fare in modo che ci siano le condizioni per accogliere tutte le differenze nel proprio contesto sociale.
- Nel mondo si continuano a costruire dei muri: dove ha fallito la politica internazionale?
C’è un problema di accettazione enorme nei confronti di chi prova a darsi una vita migliore, perché proveniente da zone in cui ci sono guerre, carestie, persecuzioni e povertà estreme. Questo fenomeno c’è sempre stato, anche noi italiani siamo stati costretti ad emigrare in altre parti del mondo. Se vivessimo in un mondo che riconosce davvero i diritti umani, sicuramente questo problema non lo avremmo. Se non ci fosse questa retorica della sicurezza, potremmo vivere tutti più serenamente. Questi muri vengono alzati ma io credo che sia una grande violazione dei diritti umani, e lo dice anche l’ONU, ma i governi pensano che tenere fuori queste persone sia una soluzione. Chiaramente non è così e l’insicurezza mondiale aumenta.
- La società quali doveri ha in merito alla lotta alla discriminazione?
Nel contesto in cui viviamo, siamo tutti portatori di differenze e dovremmo imparare a rispettarci di più, a conoscerci, perché la prima causa del pregiudizio è la non conoscenza. Noi abbiamo una bellissima costituzione, scritta in un contesto molto diverso da quello che abbiamo adesso, eppure è così attuale, così viva, così di riferimento per chi crede nell’uguaglianza. L’Articolo 3 della Costituzione dice che siamo tutti uguali, ma poi per ottenere una cittadinanza vera, incontriamo tantissimi ostacoli. Compito dello Stato e di tutte le istituzioni è rimuovere le ragioni di questi ostacoli e si fa mettendo in campo delle azioni, delle politiche, che aiutino le persone ad essere inserite nel proprio contesto sociale senza subire discriminazioni. Sulla carta siamo tutti d’accordo, poi però praticamente questo non succede, basti pensare al DDL Zan e le polemiche su una legge che andava a tutelare determinate categorie di persone obiettivamente più esposte.
- Parlando di omosessualità e gender, quanta discriminazione c’è?
Viviamo in un paese in cui le persone omosessuali e transessuali sono discriminate e sono oggetto di aggressioni e violenze. Per una parte della società tutte le minoranze sono un problema, un pericolo. Non è detto che se siamo nati in un corpo dobbiamo corrispondere a quel genere prestabilito. La scuola deve lavorare anche su questo, cioè fare in modo che i pregiudizi basati sull’orientamento sessuale spariscano.
- Come mai in America sono stati creati dei documenti in cui non è chiesto di specificare il sesso maschile o femminile?
Questa è una scelta che è stata fatta dallo Stato di New York. Questo Stato ha riconosciuto la cosiddetta career alias. Chi non si sente di appartenere né al genere maschile tout court, né al genere femminile tout court, è giusto che sia riconosciuto e che gli siano consentite azioni quali iscriversi all’università e compilare altri documenti. Questa terza categoria viene classificata come X, per le persone non binarie è possibile classificarsi come X e questo in alcuni ambiti è consentito anche in Italia. È anche questa un’importante conquista di civiltà, perché è molto importante dare questa libertà di scelta.
- La proposta del centro contro le discriminazioni della città di Bari è attuabile in tutta Italia? Quanto sarebbe utile?
Anche questa era una delle questioni inserite nel DDL Zan. Per fortuna il comune di Bari ha vinto il bando Unad per la nascita di diversi centri anti-discriminazione LGBT, ai quali potranno rivolgersi delle persone che hanno subìto delle discriminazioni, delle ingiustizie, delle violenze, rivolgendosi a professionisti. Noi abbiamo anche l’esigenza di monitorare in generale le discriminazioni contro chiunque, in modo da poter aiutare ed attuare tutta una serie di interventi in merito.
- Come mai continua a persistere la differenza tra nord e sud?
La differenza tra nord e sud persiste per ragioni storiche, strutturali, ma anche culturali. Il nord è più ricco e gode di una serie di cose migliori, mentre il sud  gode di divari e arretratezze difficili da superare e quindi abbiamo contesti peggiori e tutta una serie di opportunità minori. Le ragioni sono molteplici, sulla questione meridionale è stato scritto tanto, ci sarebbe da stare ore e ore e giorni interi a discuterne. Il Covid ha messo in luce ancora di più queste differenze, a cominciare dai posti di lavoro persi, perché il sud è molto più lento nel reagire. Un altro problema gravissimo è l’emigrazione giovanile e per frenare quest’emorragia di saperi e di conoscenze dobbiamo far sì che ci siano degli investimenti per farli studiare qui. È la grande sfida dei prossimi anni.
- Perché la disabilità appartiene all’area delle discriminazioni?
La disabilità appartiene all’area di discriminazione perché anche l’handicap è una differenza e dunque il diverso viene discriminato. Ognuno di noi dovrebbe essere accettato anche con la propria differenza, ma purtroppo non succede, la diversità porta ad escludere, a scartare, a fare paura. Viviamo in una società in cui per essere vincenti dobbiamo essere fatti tutti allo stesso modo.
- Il Mobbing può essere una forma di discriminazione?
Il mobbing è sicuramente un modo in cui si manifesta una discriminazione verso una persona all’interno del proprio contesto lavorativo. La persona che subisce mobbing viene emarginata e stigmatizzata e messa nelle condizioni di non dare il meglio di sé. Ci sono degli strumenti per denunciarlo, esistono le leggi per combattere il mobbing e far valere i propri diritti.
- Perché ancora nel 2021 esistono gli emarginati?
Il mondo non è molto bello, il genere umano non è molto bello. Nel corso della Storia sono state fatte cose terribili dal genere umano. Si arriva a dei livelli di eliminazione fisica e siamo ancora capaci di fare cose simili, però abbiamo anche la possibilità di combattere per vivere in un contesto migliore. La tv certamente non aiuta, ci sono messaggi che passano in tv, nel talk, che sono devastanti. Ma noi dobbiamo reagire, lavorare molto e soprattutto chi governa ha il dovere di fare qualcosa. E ricordiamo che emarginati lo siamo tutti, ognuno in determinati contesti.

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