Le masserie didattiche come luoghi di politica sociale

Si è da poco conclusa Masserie sotto le stelle, la prima notte bianca nelle masserie didattiche pugliesi, che ha attirato in tutta la Puglia turisti e curiosi nei luoghi simbolo della nostra tradizione agricola. L’evento ha avuto, tra l’altro, il merito di far conoscere ad un pubblico ancora più vasto le attività svolte quotidianamente dalle masserie didattiche, considerate dei veri e propri musei viventi della civiltà contadina. Ma, a differenza di un museo dove protagonista è soprattutto la vista, in questi luoghi ad essere coinvolti sono tutti e 5 i sensi.

Ma cosa si fa in una Masseria Didattica?

Si assiste alla mungitura e alla preparazione del formaggio, ascoltando i racconti degli imprenditori agricoli, ad esempio, assaggiando la bontà della ricotta calda appena preparata sotto gli occhi sbalorditi dei più piccini, che si cimentano con acqua e farina per impastare il pane e le focacce pugliesi, corrono nei campi, vanno a cavallo, accarezzano le spighe dorate del grano, preparano marmellate e sott’oli, ed imparano a riconoscere le straordinarie erbe aromatiche e le piante officinali della macchia mediterranea. Sono solo alcuni esempi dei laboratori didattici che si possono svolgere nelle Masserie Didattiche, tempio della educazione alimentare e del recupero della cultura rurale.

Cosa sono, dunque, le Masserie didattiche?

Sono aziende agricole, spesso ubicate nelle costruzioni tipiche dell’architettura rurale pugliese, le Masserie appunto, alcune delle quali risalenti al 1700, altre ancora in ville di campagna sorte a cavallo tra XIX e XX secolo, o in semplici aziende dove, però, non mancano i vigneti, gli uliveti, l’orto o gli allevamenti. Tutte accomunate dalla presenza dell’imprenditore agricolo, figura chiave della storia economica e sociale della Puglia e oggi custode di un patrimonio straordinario di conoscenze e tradizioni agroalimentari, che diviene una sorta di tutor nelle attività didattiche svolte all’interno delle Masserie.

La Legge regionale della Puglia, n.2 del 26 febbraio 2008, ha istituito e riconosciuto le Masserie Didattiche, raggruppate in una Rete che oggi conta già 66 strutture, numero che destinato a salire. La Regione Puglia, dunque, ha voluto dedicare un’attenzione particolare alle masserie perché ad esse affida il ruolo fondamentale di essere allo stesso tempo luogo di accoglienza e luogo didattico per trasferire, soprattutto alle nuove generazioni, alcuni dei tratti più significativi della nostra cultura e della nostra realtà produttiva. Adesso, in un’ottica di sinergia con l’Assessorato al Welfare, le nostre masserie potrebbero diventare anche luoghi di politica sociale, in cui poter dar vita ad attività utili ad alleviare situazioni di bisogno e di disagio dei giovani con difficoltà, o diversamente abili, degli anziani o di tossicodipendenti, ma anche luoghi nei quali poter coltivare esperienze didattico-sociali quali possono essere gli agrinido, spazi dedicati all’accoglienza dei bambini più piccoli.

A dire il vero quasi tutte le masserie didattiche riconosciute dalla Regione Puglia già da tempo adattano i propri percorsi didattici a questo tipo di esigenze. Alcune di esse svolgono, tra le altre attività, anche l’ippoterapia, principalmente rivolta ai diversamente abili e alla rieducazione psicomotoria o come valido supporto alle terapie riabilitative fisiche e mentali, oppure i percorsi dedicati alla pratiche colturali degli orti che, grazie a particolari tecniche di comunicazione, mira alla reintegrazione sociale dei portatori di handicap e degli anziani. “Le nostre masserie didattiche – sottolinea l’assessore regionale alle Risorse agroalimentari Dario Stefàno – proprio perché rappresentano molteplici livelli di utilità, sono un modello di riferimento che intendiamo far crescere. Esse, infatti, concorrono al miglioramento del potenziale economico dell’impresa agricola, contribuiscono a destagionalizzare il flusso turistico, data la loro forte attrattività, costituiscono un prezioso presidio per la tutela della biodiversità e possono rappresentare una valida offerta di politica sociale”. Le masserie sociali, quindi, rappresentano uno strumento moderno ed efficace, non solo per la diffusione e la promozione della qualità dei prodotti tipici pugliesi, ma anche per contrastare i fenomeni di esclusione sociale. “Le masserie – aggiunge Stefàno - sono fra le più interessanti costruzioni esistenti all’esterno del perimetro della città e costituiscono notevoli testimonianze storiche sulla natura economica del territorio, in quanto rappresentano un fenomeno di rapporto, che è esistito per secoli, tra uomini, lavoro agricolo e produzione. Nelle masserie per lungo tempo l’ uomo è riuscito a sopravvivere lontano dalla città, si è organizzato in maniera tale da svolgere l’attività agricola, traendone il massimo profitto, anche in situazioni storiche non favorevoli. In Puglia stiamo promuovendo una rivoluzione culturale, dato che intendiamo diffondere l’idea di una masseria come un’aula a cielo aperto, un luogo di accoglienza”. “La masseria sociale, quindi – conclude l’assessore Stefàno - pur mantenendo la sua natura imprenditoriale rappresenta un tentativo di riprodurre in agricoltura quel modello di economia sociale che mira a coniugare il profitto dell’azienda con il “bene” della collettività ed in particolare delle fasce socialmente svantaggiate”.