Oria

La fortuna di Oria è dovuta alla comunità ebraica. La città ha dato i natali a molti filosofi, poeti e medici. Essa si estinse nel X secolo quando gli Ebrei furono assediati e fatti schiavi per essere deportati in Sicilia e in Tunisia. La porta degli Ebrei è uno dei tre accessi più importanti della città ionica, infatti essa conduce alla giudecca che è un quartiere medioevale composto di piccole case, botteghe, balconcini nascosti e con stradine piccole e tortuose. In quel periodo la comunità ebraica era fiorente sviluppan-dosi alle spalle della loro porta. Gli emblemi della città vengono raffigurati al centro della volta da uno scudo arcaico in pietra. La parte più alta della città viene occupata dal castello, quest'area un tempo ospitava l'acropoli dell'antica Oria, che venne costruita dai cretesi mezzo secolo prima e successivamente dai romani. Nel 1227 Federico II di Svevia fece costruisce il maniero con un solitario torrione normanno e, che fa parte del sistema complesso di difesa e costituisce un edificio singolare che difese il territorio da vari assedi nemici come quello di Manfredi. Il castello accolse cavalieri, principi, re oltre agli invitati di Federico II che sostarono come Maria D'Enghien, il suo sposo Ladislao  re di Napoli, la principessa Isabella Di Chiaromonte e il re Ferrante D'Aragona. Storicamente è da ricordare la partenza di Alfonso Di Napoli da Oria per liberare Otranto dai turchi. Tra le più belle strutture architettoniche del castello di Oria c'è la piazza d'armi che poteva probabilmente contenere cinquemila combattenti. Inoltre in tale cortile ai piedi della Torre del Salto si può accedere alla cripta del Santo Crisante. Sul castello di Oria vi è una strana leggenda: la città di Oria appare spesso avvolta da una nebbia rendendola simile a un paesaggio fiabesco infatti si pensava che la nebbiolina fosse creata da una madre disperata alla quale fu sottratta la figlia che fu immolata, come avevano consigliato gli oracoli, per bagnare con il suo sangue le mura del castello per evitare che crollassero. La madre disperata imprecò contro il territorio: "possa tu fumare Oria, come fuma il mio cuore esasperato".