Il nemico invisibile

Il primo impatto con le notizie relative al Coronavirus, naturalmente, non è stato rassicurante. Quando si esponevano i fatti e le circostanze, le conseguenze sull’uomo, sono rimasta basita dalle descrizioni agghiaccianti di quella che sarebbe stata, di lì a poco, una tragedia denominata pandemia. La tipologia del contagio era ed è da brivido, la statistica dei contagiati, la triste realtà delle vite spezzate da questo imperdonabile virus mi terrorizzava. Timore per i miei cari, adulti e piccini, il timore di essere coinvolta io stessa. Si veniva a conoscenza dai mass media di realtà senza speranza di tornare ad essere una buona realtà. Niente faceva ben sperare! E’ stato definito quarantena il triste e tremendo periodo di isolamento coatto per non mandare in vantaggio il meno previsto dei pericoli che sia esistito negli ultimi decenni e il meno curabile in quanto senza alcun antidoto di conoscenza di nessuno scienziato. Nel frattempo che la gente rimaneva nelle proprie case, che per strada non si poteva circolare se non con il permesso controllato dalle forze dell’ordine. Tutto man mano sembrava cambiare. Dovevamo, così come ancora facciamo, disinfettare le mani, coprirsi le vie respiratorie con la mascherina, stare lontani dagli altri almeno un metro di distanza, non creare assembramenti. L’Italia ha risposto abbastanza bene, inizialmente a questo improvviso problema, successivamente capendo la gravità del covid-19, gli italiani e chi viveva nella penisola hanno impiegato la disciplina e la serenità che occorre usare. Sono rimasta colpita dai medici, gli infermieri e tutto il personale ospedaliero coinvolto personalmente e quotidianamente tantissime ore al giorno, dalla vocazione, la dedizione, il coraggio! Non è stato facile per nessuno: spiegare agli anziani, ai bambini, a noi stessi… si stava manifestando senza essere visibile un mostro per l’essere umano e noi, tutti, a livello mondiale, dovevamo mantenere la calma. Tutto questo ha chiamato in prima linea: scienziati, virologi soprattutto, politici, il governo, come i sindaci, i parroci, il nostro Papa, ogni figura professionale, tutti, nessuno escluso, ciascuno di noi era in trincea contro il nemico invisibile quanto vero. Io ero sempre attenta e cercavo di rimanere sempre da tutte le fonti di cui sapevo garantita la veridicità. Andavo alla ricerca di esperti attraverso internet, io stessa, mi facevo un’idea (ci provavo) di quanto stesse accadendo.  Ho visto scene che non dimenticherò facilmente, perché di facile sembrava esserci solo il decimare in un fiat, uno pneuma tanta povera gente dalle grinfie di questo virus assurdo e inspiegabile come la sua origine, ma più di tutto senza il mezzo utile per la sua fine. Abbiamo riscoperto forse il valore di un abbraccio, di toccarsi le mani, dei baci, del contatto fisico che ci è stato tolto dal Coronavirus che viaggiava tra luoghi, spazi, tempi nelle nostre vite. Le varie teorie, le possibili soluzioni. Eppure di certo c’erano vittime, sempre più vittime, nel senso peggiore del termine. Morte, quanti morti, da restare di sasso, immobili dalla sciagura. Sarebbe follia se così non fosse. La natura si ribella a un uomo che la deturpa, che non la rispetta, che abusa di lei, che ne ignora l’importanza. L’uomo uccide la natura della natura! L’uomo compie il suo lento suicidio, il repentino agirci contro, l’egoismo nell’uomo lo porta ad essere così tanto indifferente da dimenticarsi degli equilibri che lo regolano e approfittando del, tra cielo e terra, dimentica persino di sé. Siamo di passaggio in questa vita, ma distruggiamo la nostra madre terra, il nostro delirio di onnipotenza ci sovrasta e la natura si difende finché può ed a volte annienta per proteggersi. L’educazione all’ecologia che è un dovere quanto un diritto dovrebbero forgiare come un modus vivendi le nuove generazioni: i figli della terra, del mare, del cielo e renderli genitori della natura oltre che di se stessi. Noi e la natura siamo in squadra, ma se l’ammazziamo come se fosse una guerra, non abbiamo più il diritto di chiedere ad essa di lasciarci in pace. E’ un principio delle leggi che regolano le cose che ad un’azione corrisponde una reazione uguale e contraria. Forse non lo sappiamo ancora?  Spero che la pandemia insegni a sentirci piccoli nell’universo; ricordarci che ci accoglie a braccia aperte, invece noi la danneggiamo a braccia conserte da non aver pietà fino alla sua ribellione. Colpevoli chiusi in casa a scontare la pena. Penare è anche vedere tante vite nelle mani di un virus mortale, temere di morire, essere in apprensione per chi amiamo, essere preoccupati per tutti, in fondo siamo fratelli, quindi tutti abbiamo subito i lutti dal punto di vista umano e morale. La saggezza è vita, usiamola! Tuteliamo l’ecosistema. Ci dovremmo riflettere molto di più!                                                                                           

                                                                                                                           R.S.